30.7.08

Gramigna, di Beatrice Niccolai


L'ULTIMO VIZIO DI NEBBIA
Cerco nella memoria futura
un punto lontano che non sia già passato
e che non abbia il gusto amaro
della tristezza.
Nel vino bagnato di me, ho sciolto,
bevendoti
l'ultimo vizio di nebbia.
Beatrice Niccolai
L’anima nelle tasche, a cosa servono le parole

Riempite la mia vita e siete altrove
A. DE NOAILLES


E così mi ritrovo in quel suo blog meraviglioso. Dal principio avverto tutte le suggestioni di uno spazio dove nella visione affiorano note d’istinto e pagine preziose. Su queste ultime leggo ancora adesso un fiato che scivolandomi addosso, mi lascia in tumulto.

Beatrice si tasta la mente già nei titoli, si immerge nelle parole perché è con queste che vuole stare al mondo, ma dentro quale spazio? Quello, palpitante, da costruire ogni sera, quando l’anima batte senza appello e la sua voce si rovescia in un autoritratto traforante due specchi, l’uno di fronte all’altro.

Con la sua lingua di parole Beatrice Niccolai ci incanta a non esplicitarci assenti, traditi dalle verità; ci spinge ad entrare nel corpo dell’Amore come esito di affondo critico alla vita ostile. Alla vanità di un verseggiare retorico, oppone l’anti-poesia che nasce dall’interazione tra il testo e l’esistenza come risposta senza posa, interrogativa mise en scéne. Le mani in tasca, il tranquillo monologare della scrittura, da prospettiva notturna si cambia in dialogo vincolato a una luce di creazione, perché non cessa affatto di essere corpo.
Del resto era Leopardi a dire che il corpo è il punto da cui si parla.


[ Antonio De Rose
Tra i "fiori nati spontanei" in prefazione del libro ]

29.7.08

Avanzare


La strada porta a una tradizione casuale, difende
un ripetuto dissolversi degli eventi, anche in un figlio
la forte regressione nello spazio sgangherato
struscia da parte a parte, libera il pensiero dell’esilio

Io, a volte trasalisco in un sorriso


[ Antonio De Rose ]